Una grave tragedia ha colpito nei giorni scorsi la nostra cooperativa. Mohamed Chouckry, operatore delle raccolte differenziate, è stato investito da un’automobile in via Traversetolo mentre, alle 5.30 del mattino, con la consueta serietà, svolgeva il proprio lavoro. Siamo tutti scossi, in particolare i colleghi che hanno assistito all’incidente e portato i primi soccorsi, quelli che con Mohamed hanno spesso condiviso il turno, quelli che gli erano amici. Ieri ci siamo riuniti in cooperativa, alla presenza dei parenti, di Iren e del Sindaco di Parma, per condividere il nostro dolore e stringerci attorno alla sua bella e dignitosa famiglia.
Riportiamo il racconto apparso oggi sulla Gazzetta di Parma:
«Nostro padre sarebbe orgoglioso. Sarebbe fiero di vedere che tante persone lo stimavano, che molti lo ricordano. Sarebbe, per lui, la conferma di essere riuscito a realizzare quello che per tutta la vita è stato il suo impegno: essere una persona per bene, rispettosa. E quindi rispettata». I figli di Mohamed Choukry e la loro madre escono tutti insieme, poco dopo le 12 di ieri, dalla sede della cooperativa «Cigno Verde». Attorno ci sono i colleghi con la pettorina arancione, i mezzi parcheggiati, l’apparente viavai di una qualunque giornata di lavoro. «Ma oggi non è e non può essere una giornata normale – spiega Fabio Faccini, presidente della cooperativa -. Chi lavora con noi, dopo l’assurda morte di Mohamed sabato mattina, ha chiesto di fermarsi un attimo, di riflettere su quello che era accaduto, di rendergli un piccolo omaggio. Abbiamo deciso di farlo ora e la famiglia ci ha chiesto di partecipare».
Ed è stato un momento commovente e intenso, l’ennesima conferma di un turbamento che in queste ore ha coinvolto tanti. E non solo quelli che la famiglia Choukry frequentavano da sempre, ma anche i colleghi, i vicini di casa, i membri della comunità marocchina, persino perfetti sconosciuti, persone comuni che, in qualche modo, hanno voluto dimostrare vicinanza a quel camionista con la testa sulle spalle e la dedizione per il lavoro che più di trent’ anni fa era arrivato a Parma cercando una nuova vita. L’ aveva trovata e qui ha ricostruito le sue radici. Ma sabato mattina, mentre lavorava al Botteghino, tutto è finito.
Tra quelli che hanno voluto esserci, ieri mattina, nella sede della cooperativa, anche il sindaco Michele Guerra, in rappresentanza della città, che ha abbracciato i familiari ricordando come «in questi giorni Parma ha dimostrato grande e sincera partecipazione al dramma che ha colpito la famiglia di Mohamed. Continueremo ad esserci, anche collaborando con il “Cigno verde” sulla possibilità di mantenere, insieme, viva la sua memoria. Vedere così tanti dipendenti della cooperativa presenti stamattina dà il segno della stima e dell’affetto che questo nostro concittadino si era guadagnato. Poco tempo fa eravamo in questo stesso luogo a presentare il libro che raccontava la storia del “Cigno verde”. La comunità solida e solidale che traspariva da quelle pagine so che saprà trovare le forze per attraversare questo momento di dolore». Un dolore straziante che, ancora una volta, la famiglia ha scelto di affrontare compattamente, come se condividendolo il peso fosse meno spaventoso da sopportare.
«La solidarietà ci sta aiutando molto in queste ore», hanno aggiunto i figli di Mohamed sorreggendo fisicamente la madre. Perché stringersi aiuta a trovare più forza. «Stiamo aspettando di sapere se e quando verrà fatta l’autopsia e poi porteremo nostro padre per il funerale in Marocco. Prima però vorremmo fare una piccola cerimonia qui, alla camera mortuaria. Per ritrovare per l’ultima volta i tanti parmigiani che ci sono stati accanto». Un ulteriore passaggio che però non sarà l’ultimo. Se i resti di Mohamed infatti torneranno nella sua terra d’ origine, il suo nome e il suo ricordo potranno continuare a circolare e vivere. E, si spera, dare frutti. «Stiamo pensando ad una iniziativa per ricordarlo – ha proseguito Fabio Faccini -. Ancora non abbiamo deciso in che modo operare, ma stiamo riflettendo su una borsa di studio da intitolare alla sua memoria. Ci siamo confrontanti con il Comune e abbiamo trovato completa disponibilità, ma ora cercheremo di coinvolgere altri interlocutori. L’ idea che per il momento stiamo accarezzando è quella di un progetto che si leghi al tema della sicurezza stradale: visto il tragico destino di Mohamed, ci sembra il lascito più corretto». Già, l’eredità simbolicamente più forte per un uomo che ha passato tutta la vita sulla strada e che, proprio sulla strada, è morto. «Si era avvicinato a noi da un paio d’ anni per lasciare la dura vita del camionista, per poter essere più vicino e presente alla quotidianità della famiglia – hanno ricordato alla cooperativa -. E subito si è inserito tra di noi grazie al suo buon senso, alla sua voglia di collaborare». Ecco perché ieri c’ erano tutti, con la facce tirate, gli occhi bassi e, addosso, i giubbotti colorati come quello che portava Mohamed sabato mattina. Lo indossa anche nella foto appesa alla parete. E per un istante sembra che sia ancora qui, con tutti gli altri.